... 51 milioni di persone scappano dal loro paese perchè c'è la guerra o perchè c'è scarsità di risorse per vivere.
Come possiamo fare perchè davvero TUTTI possano sedersi alla TAVOLA del MONDO?
Mercoledì 8 luglio abbiamo avuto la fortuna di incontrare nella nostra Assemblea Bruno Goisis che lavora per la Cooperativa Ruah, una associazione che si occupa di immigrazione in collaborazione con la Caritas della Diocesi di Bergamo. 
Bruno sta seguendo da quattro anni l'inserimento di molti profughi nel territorio della Provincia di Bergamo, accompagnandoli personalmente nei luoghi di accoglienza e di ospitarli nel migliore dei modi. 
Anche Treviglio ne ospita 17 nella casa della Fondazione Portaluppi in via Casnida. 
Con Bruno, nel nostro Oratorio sono venuti anche due di questi giovani, Omar e Demba, che ci hanno voluto raccontare la loro storia.
Noi li abbiamo ascoltati molto attentamente.
Noi li abbiamo ascoltati molto attentamente.
Riportiamo solo alcuni punti di quanto raccontato:
1. Chi scappa dal proprio paese a causa della guerra, della carestia, della scarsità di risorse e arriva in Italia viene chiamato dalla Costituzione "richiedente asilo". 
2. In tutta la Provincia di Bergamo ci sono 1 milione e 180 mila abitanti. I richiedenti asilo sono 782. Pertanto non è vero quello che ci vogliono far credere e cioè che siamo di fronte ad una invasione. 
3. C'è chi scappa per scelta e chi perchè costretto con la forza. In ogni caso il viaggio dal proprio paese fino alle coste del nord Africa (es. Libia) per imbarcarsi è molto lungo, dura anche anni e in mezzo può davvero succedere di tutto. Omar e Demba ci hanno raccontato delle ragioni per cui sono scappati dalla loro casa (Omar perchè il padre voleva che combattesse per i fondamentalisti islamici, ma lui è per la non violenza; mentre Demba perchè il padre l'ha fatto scappare per non farlo combattere in guerra) e degli ostacoli e delle violenze che hanno dovuto affrontare dal momento in cui hanno lasciato la loro terra fino all'arrivo in Libia. Demba è stato poi costretto a salire su un gommone che è affondato in mezzo al mare. Sono morti in 10 dei 90 circa che erano con lui. Prima di essere soccorsi Demba è rimasto in acqua per 18 ore. 
Nessuno dei due ha più notizie della famiglia: il padre di Demba è stato ucciso perchè si è rifiutato di consegnare uno dei figli all'esercito, ma della madre e dei fratelli non ha saputo più niente. Omar, nonostante tutto, sarebbe disposto a perdonare il padre a condizione che questi lo lasci libero di vivere la sua fede senza violenza.
Abbiamo chiesto a Bruno cosa possiamo fare noi concretamente. 
Lui ci ha dato alcune indicazioni:
Lui ci ha dato alcune indicazioni:
1. Prima di tutto cercare di capire noi cosa succede e aiutare gli altri a capire
2. Conoscere meglio i giovani che con Omar e Demba sono qui a Treviglio: andare a trovarli, passare un po' di tempo con loro. 
3. Condividere con loro alcuni momenti della vita della nostra Comunità e magari pensare ad un momento di preghiera interreligioso. 
4. Aprire le nostre case per ospitare qualche volta questi ragazzi. 
Grazie Bruno, Omar e Demba!

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